La malattia degenerativa che colpisce gli anziani ma non solo, sembra sia presente anche nei nostri amici felini. I sintomi più evidenti della malattia sono la perdita della memoria, la confusione nel pensiero e l’impossibilitàdi continuare una vita senza aiuti esterni. Una recente ricerca veterinaria sul morbo di Alzheimer ha dimostrato come la patologia non sia esclusivamente umana, ma anche felina.

La ricerca è stata pubblicata su Plos One e condotta da un equipe veterinaria a Tsushima, in Giappone, su un gruppo di gatti selvatici.

Questi gatti, dopo la loro morte naturale, sono stati studiati e 14 di questi esemplari hanno mostrato la presenza nei loro tessuti della proteina NFT, solitamente associata alla sindrome degenerativa dell’Alzheimer, fin’ora non era stata, se non raramente, rinvenuta negli animali.James Chambers, docente di patologia veterinaria all’Università di Tokyo, ha commentato questa scoperta, spiegando perché sia tanto importante anche per gli umani:

Se comparassimo i cambiamenti nel cervello fra differenti specie animali, potremmo contribuire a capire i meccanismi con cui il morbo si sviluppa“.

Purtroppo non si sa se i gatti analizzati durante questa ricerca presentassero i sintomi classici del morbo di Alzheimer proprio perchè lo studio sulle cellule è avvenuto dopo la loro morte, nell’ottica di minimizzare il disturbo della natura selvatica dei soggetti. Quindi ora la ricerca proseguirà con l’osservare esemplari anziani nel loro habitat, per trovarne eventuali collegamenti con la sindrome umana. Ma la presenza della proteina identificativa lascia comunque intendere che, anche se con effetti diversi, l’Alzheimer sia sicuramente presente anche nel regno animale.

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