Ci sono gatti che “parlano” poco e altri che sembrano veri commentatori sportivi… ma solo con certe persone. Magari con te il gatto non emette un suono, poi arriva tua sorella e diventa improvvisamente loquace. Non è un caso: i gatti modulano la comunicazione in base a chi hanno davanti (scopri perché il tuo gatto ti chiama da un’altra stanza), e le differenze sono spesso evidenti.

miagolii-e-alle-risposte-corrette/”>Come comunica davvero un gatto

I gatti non usano solo i miagolii.
Anzi: gran parte del loro messaggio passa dal corpo.

– coda alta = “tutto ok, possiamo parlare”
– orecchie in avanti = interesse
– orecchie basse = disagio
– piccoli miagolii acuti = richiesta
– suoni più profondi = fastidio

E poi c’è il modo in cui si muovono: avvicinarsi morbidi, strofinarsi, guardarti e poi distogliere lo sguardo… tutto è comunicazione.

Ed è proprio modulando questi segnali che scelgono con chi “parlare” di più.

L’ambiente conta: i gatti parlano dove si sentono al sicuro

Un gatto che si sente a suo agio in un ambiente è molto più espressivo.

Parliamo di:
– rumori prevedibili
– routine chiare
– spazi in cui può ritirarsi se vuole
– persone non invadenti

Una persona che si muove con calma, non alza la voce e non cerca di toccarlo a tutti i costi diventa un “porto sicuro”. E il gatto, ovviamente, risponde con più comunicazione.

Al contrario, se una persona è rumorosa, imprevedibile o semplicemente troppo energica… il gatto si chiude e parla meno.

La personalità umana fa la differenza

I gatti hanno preferenze precise. Non è fantasia: lo mostrano ogni giorno.

Solitamente scelgono:
– chi parla piano
– chi si muove lentamente
– chi non li forza
– chi capisce quando vogliono interazione… e quando no

A volte basta anche solo una postura: una persona seduta tranquilla è molto più “accogliente” di una che si avvicina in piedi, frontalmente.

Il gatto non cerca chi lo ama di più: cerca chi lo fa sentire in controllo.

Le esperienze passate guidano la scelta

Se un gatto ha avuto brutte esperienze con certi tipi di persone (timbro di voce, modi di fare, corporatura), tenderà a evitarle per tutta la vita.

E vale anche il contrario:
– una persona che gli ha dato fiducia in passato
– che lo ha rispettato
– che ha saputo avvicinarsi con i tempi giusti

diventa un riferimento comunicativo.

Da lì nasce la “preferenza”: non è magia, è memoria emotiva.

I gatti leggono benissimo le emozioni umane

Sottovalutiamo moltissimo questo punto:
i gatti sono sensibili come radar.

Capiscono se:
– sei nervoso
– sei triste
– sei annoiato
– sei carico di energia

E si regolano di conseguenza.

Una persona calma e centrata manda un messaggio preciso: “non sei in pericolo”.
Una persona agitata, iperattiva o stressata manda tutt’altro messaggio.

Non è questione di simpatia: è questione di energia.

Un gatto “parla” dove percepisce stabilità.

Conclusione

Se il tuo gatto comunica di più con certe persone, non è preferenza affettiva nel senso umano: è lettura fine di ambienti, segnali, energie, routine e ricordi.

Osserva come si comporta con ognuno:
– si avvicina?
– tiene la coda alta?
– miagola piano?

Quelli sono i suoi indicatori.

E se noti cambiamenti improvvisi — ritiro, silenzi, o al contrario vocalizzazioni eccessive — vale la pena capire se qualcosa nell’ambiente o nelle interazioni è cambiato. Un gatto non comunica a caso: comunica sempre per un motivo.