Quanda è arrivata nell’Happy Tails Farm Sanctuary, in Ontario (Canada), la responsabile della struttura Carla Reilly Moore ha capito subito che quella gatta aveva qualche problema: «Mostrava una strana zoppia e aveva gli occhi incrostati. Era molto spaventata e se ne stava rannicchiata nell’angolo del suo trasportino, l’abbiamo lasciata lì per un po’ per abituarsi ai suoni e agli odori intorno a lei, alcuni dei nostri animali si sono avvicinati per vederla».

La gatta non voleva avvicinarsi a nessuno, ma soprattutto non voleva avere niente a che fare con gli uomini adulti. Sembrava che li odiasse e quando il marito della Moore si avvicinava diventava ancora più nervosa: «Quando si affacciava a sbirciare, tornava a nascondersi ogni volta che vedeva avvicinarsi mio marito».

Ma all’Happy Tails erano preparati a gestire animali traumatizzati e il primo passo è stato analizzare bene la condizione della felina: «Non riusciva a raddrizzare bene la zampetta che sembrava non riuscire a sopportare alcun peso. La teneva sempre in un’angolazione molto strana».

Carla e suo figlio Theo hanno sistemato la gatta in un comodo recinto all’aperto dove lei potesse riposare, prima di portarla all’appuntamento con il veterinario. «Theo ama tantissimo i gatti. Non appena ha saputo della sua storia, è corso da lei e si è seduto accanto al suo trasportino. Pochi istanti e la gatta è uscita timidamente per vederlo. Stavamo parlando di come fosse un vero gioiello e lui ha pensato che il nome perfetto sarebbe stato Sapphire (zaffiro)».

Dal veterinario, la Moore ha scoperto che la gatta non aveva un microchip e probabilmente aveva sofferto moltissimo per almeno due settimane: il suo bacino infatti era fratturato. «Potrebbe essere stata un’auto, o potrebbero averla presa a calci, semplicemente non possiamo saperlo. Quel che è certo è che ha sofferto da sola, in mezzo alla strada per due settimane senza alcuna terapia antidolorifica».

Un problema difficile da gestire perché non poteva essere applicata un’ingessatura e a questo si aggiunge che Sapphire sicuramente soffriva di artrite in vecchiaia.

Al ritorno dal veterinario la gatta è stata trasferita in camera da letto e anche lì ha avuto problemi ad ambientarsi: «Si è nascosta sotto il letto per ben 24 ore».

Così la famiglia Moore ha deciso di lasciarle il suo tempo, senza forzarla. E la scelta è stata più che giusta: all’improvviso, dopo un giorno sotto il letto, Sapphire è uscita fuori. E’ saltata sul letto e ha cominciato a dimostrare il suo amore alla famiglia.

«Siamo rimasti molto sorpresi» racconta la donna, soprattutto quando, rispetto alla paura che aveva degli uomini, ha iniziato a strusciarsi contro il collo del marito di Carla per un lungo abbraccio. «Era un comportamento del tutto opposto a quello precedente. Non sapremo mai cosa è scattato dentro di lei, come non possiamo sapere cosa le è successo, perché è finita per strada e come è stata ferita».

In attesa di trovare una soluzione ai problemi fisici, la Moore si accontenta dei tanti miglioramenti dal punto di vista caratteriale: «Mi segue dappertutto come un cagnolino smarrito. Gestendo un santuario abbiamo potuto vedere la nostra parte di animali che sono stati trauimatizzati fisicamente e mentalmente – racconta la donna -. Una delle più grandi emozioni è quando vedi un animale superare il dolore che ha vissuto e riuscire ad andare avanti, è un momento molto speciale, quello in cui danno una seconda possibilità a noi umani nella loro vita».

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